L’apprendimento e l’innovazione vanno mano nella mano. L’arroganza del successo è di pensare che ciò che hai fatto ieri sarà sufficiente per domani” affermava il bibliografo inglese William Pollard. Il concetto vale anche per il settore assicurativo impegnato in una trasformazione digitale che non può prescindere dalla formazione.

Innovazione e apprendimento sono state anche le parole chiave del webinar “The Digital Reinvention of Insurance” organizzato dall’Italian Insurtech Association (IIA) in partnership con il Silicon Valley Innovation Center, ente che dal 2012 organizza viaggi studio e corporate education program per executives, imprenditori e board members di aziende multinazionali ed enti governativi. Questo percorso, pensato per gli executives ai quali è stata affidata la responsabilità di guidare l’innovazione e la digital trasformation della propria azienda, offre la possibilità di ascoltare e interagire con speakers delle principali compagnie assicurative, insurtech e aziende tecnologiche della Silicon Valley.

Il gap di competenze digitali nel settore assicurativo

Ad aprire i lavori è stato Simone Ranucci Brandimarte, presidente di IIA che ha ricordato come l’obiettivo dell’associazione sia quello di accelerare il processo di digitalizzazione dell’industria assicurativa promuovendo anche programmi educativi e favorendo il networking. “Da una ricerca pubblicata recentemente sullo scenario assicurativo italiano, notiamo che la principale carenza in termini di sviluppo si basa sulla mancanza di un’adeguata istruzione e conoscenza nel settore assicurativo – afferma Ranucci – Le grandi aziende non stanno ancora investendo nella creazione di competenze digitali e tecnologiche nei settori. Il 71% dei top manager ritiene che ci sia un gap tecnico nelle competenze digitali. Questi sono numeri estremamente rilevanti. Motivo per cui l’IIA sta investendo fortemente nella creazione di competenze: cerchiamo di dare priorità all’istruzione creando corsi e master su argomenti tecnologici”.

Le quattro categorie di innovazione

Dopo Ranucci ha preso la parola Vlas Lezin del Silicon Valley Innovation Center che ha parlato del concetto di innovazione. “Quando le persone dicono che hanno bisogno di innovazione, di solito non hanno una precisa idea di come farlo, ma intendono dire che sanno cosa vogliono cambiare, e quei cambiamenti, di solito, si riducono a 3 cose: le persone che operano, come operare e quale tecnologia utilizzare per operare”. Secondo Lezin è importante far riferimento a queste tre categorie per identificare cos’è l’innovazione e cos’è la trasformazione digitale per un’azienda. Lezin identifica quattro categorie di innovazione: innovazione incrementale (quando si lavora con clienti esistenti sul mercato esistente), innovazione adiacente (nuovo mercato con clienti esistenti) innovazione dirompente (nuovo mercato e nuovi clienti) e infine innovazione radicale.

“L’innovazione incrementale risponde ad una domanda: come possiamo fare meglio la stessa attività con lo stesso cliente? Prima di tutto dobbiamo guardare a quello che altre società hanno fatto in contesti simili. Poi bisogna affidarsi ad un comitato consultivo per definire la strategia. Infine bisogna promuovere un cambiamento in tutta l’organizzazione concentrandosi sugli early adopters interni. I rischi in questo tipo di innovazione sono minimi.

L’innovazione adiacente parte dalla domanda: come possiamo trovare prodotti esistenti che non ci appartengono ma che possiamo applicare alla nostra attività? In questo caso dobbiamo identificare quali sono le tecnologie che possiamo applicare alla nostra attività in un modo mai fatto prima. Di cosa abbiamo bisogno per questo? Di una nuova squadra, o persino di nuovi reparti. Guardando all’esterno abbiamo bisogno di fare scounting cercando personale con skill tecnologiche. Anche qui i rischi di innovazione sono bassi.

L’innovazione dirompente, invece, risponde alla domanda: come creare un nuovo business con i clienti esistenti? Qui la soluzione migliore è acquisire aziende che hanno molte potenzialità per diventare grandi nel nuovo settore, ma che non hanno ancora avuto successo. Bisogna quindi trovare quelle società e applicare loro le tue conoscenze, il tuo capitale, il tuo mercato. Il team deve essere composto da imprenditori e persone interne che conoscono a fondo la tua attività e che possono fornirti consigli su come avere un impatto su scala più ampia. I rischi qui sono medi, perché stiamo acquistando aziende che hanno una certa attrazione ma che non sappiamo se effettivamente andranno bene.

Infine c’è l’innovazione radicale che parte da due domande: quali prodotti esistenti possiamo applicare alla nostra attività? Cos’altro possiamo trovare che non è stato ancora conosciuto? In questo scenario abbiamo bisogno di qualcosa di ancora sconosciuto mentre come struttura organizzativa sono necessarie delle joint venture. Abbiamo inoltre bisogno di visionari mentre all’interno dell’azienda servono ricercatori e innovatori. In questa categoria, il rischio di innovazione è molto alto”.

La difficoltà di valutare il rischio dei rischi intangibili

Dopo l’intervento di Lezin è stata la volta di Shawn Ram, head of insurance di Coalition, insurtech che offre coperture cyber e servizi di sicurezza IT. Ram ha parlato di innovazione, assicurazione e sicurezza digitale e informatica. “La realtà è che il mondo sta cambiando. Pensiamo ad esempio agli anni 1000 o 2000, al tipo di sforzi che il mondo sta compiendo. Nel passato il valore si basava sugli asset fisici mentre oggi si sta spostando sugli asset intangibili.

I rischi prima erano molto definiti mentre ora sono amorfi. Il modo in cui vendiamo i prodotti o forniamo la distribuzione del prodotto è cambiato la distribuzione è passata dal ‘brick and mortar’ al digitale. Abbiamo visto anche il mercato assicurativo evolversi in questa direzione. C’è un’evoluzione dei beni tangibili verso beni immateriali. Le aziende oggi spendono circa centosettanta miliardi di dollari in cyber security.

L’assicurazione riscontra difficoltà nel valutare il rischio di dati amorfi. Sono necessari decine di migliaia o centinaia di migliaia o in alcuni casi milioni di segnali per valutare adeguatamente, ad esempio, un rischio informatico di un’entità. Il rischio cyber è qualcosa che cambia continuamente”.

La social insurance di Axieme

Il quarto intervento è stato a cura di Edoardo Monaco, co-founder di Axieme. “Ci tengo a precisare che la nostra azienda, Axieme, opera nel mercato italiano, che è abbastanza particolare, perché è uno di quei mercati che finora in Europa ha investito meno sull’innovazione assicurativa. Quello che stiamo facendo qui con Axieme, è portare la trasformazione digitale nel settore.

Distribuiamo prodotti assicurativi e abilitiamo gli operatori del settore a distribuire polizze da remoto o in modalità phy-gital grazie a un modello innovativo e digitale. L’altro brand che abbiamo è Axidigital (insurtech che sta portando la digital transformation nel settore assicurativo grazie allo sviluppo di tecnologie e piattaforma white-label). Axieme è la prima social insurance d’Italia, il modello che proponiamo è già presente in altri paesi con successo e premia gli assicurati virtuosi con un Giveback grazie alla tecnologia sviluppata. Il giveback può essere riscosso in due modalità: rimborso in contanti oppure si può scegliere di donare in beneficenza. Siamo un broker full digital che gestisce l’intero flusso emissivo tramite piattaforma proprietaria, front office, crm e back office e si basa su una piattaforma micro-services. Distribuiamo i prodotti in diversi modi: tramite collaboratori, canale diretto o partner in white label”.

L’innovazione nel ramo vita

A concludere il webinar è stato Dustin Yoder, head of business development presso Sureify, piattaforma tecnologica per assicuratori vita. “L’innovazione sta pervadendo il settore assicurativo. Ogni area dell’assicurazione è influenzata dalla tecnologia e dai nuovi dati. Anche il ramo vita in cui operiamo sta cambiando: l’assicurazione sulla vita sta passando da un trasferimento di prestazioni in caso di morte a molto di più”.