23 • 10 • 2020

                                         

San Francisco, 28 settembre 2020. Noyo, startup insurtech, annuncia di aver appena ricevuto un investimento pari a oltre 12 milioni di dollari. Non è il più cospicuo investimento che si sia visto fino a qui nel 2020, ma è molto significativo, perché è sicuramente tra i più importanti rivolti a una nuova categoria di insurtech e di startup, quelle che hanno un business basato sulle API, le Application Programming Interfaces, il sistema che permette lo scambio di informazioni tra software, applicazioni, siti web, piattaforme. Noyo è una startup dell’open insurance: la sua tecnologia ‘amministra’ decine di API di compagnie di assicurazione, broker, datori di lavoro, software di welfare e assistenza sanitaria e altro ancora per fare in modo che questi sistemi possano scambiarsi dati in modo sicuro, efficiente e preciso, creando valore per tutto l’ecosistema e offrire un servizio migliore al consumatore finale.

 
Open insurance, cosa vuol dire esattamente?

Open insurance è una definizione figlia di ‘open banking’, il modello di sviluppo del settore bancario e del fintech che ha trovato il suo culmine nell’introduzione di normative quali la PSD e la PSD2. La trasposizione di tale modello nel settore assicurativo viene definita Open Insurance: consiste scambio di dati e servizi tra diversi operatori al fine di creare nuovi servizi, applicazioni e modelli di business innovativi/dirompenti, grazie alle cosiddette API. I modelli di business basati sulle open API stanno già trasformando molti altri settori, tra cui quello dei viaggi e delle banche e sta cominciando ad arrivare anche nell’industria assicurativa.

L’open banking ha già mostrato il potenziale di questa ‘apertura’, realizzata con tecnologie ma prima ancora culturale, che può avere un impatto trasformativo, alzando il livello della competizione certo, ma anche ampliando il mercato e rafforzando l’ecosistema dell’innovazione.

Secondo Accenture, il 2020 sarà particolarmente indicativo per il successo dell’open banking e calcola che 61 miliardi di euro (67 miliardi di dollari), pari al 7% del totale dei ricavi bancari in Europa, saranno associati all’open banking. Non meno del 99% delle banche prevede di effettuare importanti investimenti in iniziative di open banking.

Una consistente spinta all’open banking, però, bisogna riconoscerla all’impulso normativo, cosa che per il momento manca completamente in ambito assicurativo.

Un lavoro molto interessante, anche divulgativo, per promuovere l’Open Insurance lo sta realizzando la OPIN, Open Insurance, iniziativa internazionale nata da un paio di anni che ritiene  di fondamentale importanza per l’evoluzione del modello assicurativo il passaggio da sistemi chiusi a sistemi di open API: le Application Programming Interfaces aperte rendono accessibili dati e servizi altrimenti bloccati dietro i firewall aziendali, consentendo uno sviluppo più rapido e semplice dei prodotti web e mobile e permettendo agli assicuratori e ai suoi clienti di relazionarsi in nuovi modi.

L’utilizzo di open API è molto diffusa in diversi settori da diversi anni e sta alla base di moltissimi servizi che tutti utilizziamo quotidianamente, per esempio quando condividiamo articoli e clicchiamo le icone di Facebook, Twitter e LinkedIn utilizziamo le loro API, quando compriamo qualcosa online e paghiamo con PayPal o altra carta di pagamento digitale, quando prenotiamo voli e hotel utilizzando Booking.com che aggrega le informazioni di decine e centinaia di compagnie aeree e hotel utilizzando…. API. Si tratta di un flusso continuo di dati di cui il normale utente finale non è normalmente consapevole, ma il servizio di cui fruisce è senza dubbio da lui molto apprezzato.

Vi è certamente in ambito insurance un mondo tutto da esplorare di possibili servizi innovativi che possono essere implementati in un contesto di Open Insurance, che diventa anche un terreno concreto di collaborazione tra startup, incumbent ed ecosistema dell’innovazione nel suo complesso.

“È molto probabile che con dati condivisi e API aperte il campo di gioco diventi significativamente più ampio, consentendo ai player finanziari e non finanziari di partecipare direttamente alla commercializzazione di una serie di prodotti assicurativi. – sottolinea Fouad Husseini, fondatore di The Open Insurance Initiative  – Banche, società edilizie, società di mutui ipotecari, operatori di telecomunicazioni, università, associazioni di categoria, club, concessionari di auto e simili dovrebbero trarre vantaggio da queste opportunità, consentendo un aumento dei ricavi.

Le tecnologie trasversali all’industria (blockchain, AI, IoT, ecc) consentono agli assicuratori e agli utenti di rimanere in sincronia, consentendo l’accesso automatizzato ai dati, promuovendo un customer journey più facile, veloce e soddisfacente. La creatività digitale si tradurrà in prodotti assicurativi potenzialmente più economici, tariffe di commissione più basse, processi più personalizzati, intuitivi, convenienti e flessibili”.

L’OPIN Innovation Lab segnala che, a livello globale, non sono ancora molti gli incumbent che hanno la cultura della condivisione dei dati, e il maggior numero di API aperte disponibili è attualmente legato all’assicurazione auto (25% del totale). L’assicurazione viaggio e le assicurazioni parametriche contro i ritardi dei voli costituiscono il secondo segmento più grande (20% del totale), mentre l’assicurazione sulla vita è al terzo posto (17% del totale delle open API).

Perché l’Open Insurance può cambiare gli scenari

Come accennato, un sistema aperto e collaborativo di condivisione dei dati basato su API, porterebbe a tutta l’industria e ai suoi clienti enormi vantaggi. In particolare per gli early adopter, sottolinea Accenture, che potrebbero migliorare i flussi di ricavi, la relazione con i clienti, i modelli di business, la rilevanza nel mercato. Per la società di consulenza, l’open insurance permetterebbe di ‘liberare il potenziale dell’ecosistema’ e così creare valore condiviso da tutti.

La Open Insurance da un punto di vista pratico ruota attorno a tre pilastri: l’acquisizione (consume) di dati da terze parti che permette alle assicurazioni di avere una maggiore conoscenza dei clienti e offrire di conseguenza una value proposition più innovativa e appropriata; la condivisione dei propri dati (share) che garantisce un nuovo canale di ricavi; la collaborazione con partner, che permette di innovare con un approccio olistico e a valore aggiunto.

Ci sono diversi esempi di insurtech che hanno capito il potenziale dell’Open Insurance:

in Cina, Ping An sta aprendo parti della sua infrastruttura e dei suoi sistemi informatici per monetizzare le sue risorse di dati, collaborando con player dei servizi finanziari, le officine per le riparazioni automobilistiche, la sanità e il settore immobiliare.

L’insurtech UK Anorak collabora con l’azienda fintech TrueLayer , con la quale scambia dati, utilizzando l’analisi dei dati e il machine learning per fornire ai clienti consigli e raccomandazioni in materia di assicurazioni.

Un altro esempio è Reliance Partners che negli Stati Uniti sta lavorando con Project44, società tecnologica della supply-chain, per offrire assicurazioni cargo in tempo reale a spedizionieri e fornitori di servizi logistici. Il loro servizio assicurativo aperto permette ai clienti di ottenere preventivi e di acquistare la copertura mentre prenotano le loro spedizioni.

In Francia, invece, Wakam, precedentemente nota come La Parisienne, ha rivisto recentemente non solo il suo brand ma il suo intero business model facendo leva sulla sua piattaforma di oltre 50 API di assicurazione aperta, con cui sta scalando rapidamente in tutta Europa, collaborando con aziende molto note come il provider di rete IoT Sigfox per offrire soluzioni assicurative connesse. Wakam riferisce che la sua piattaforma di integrazione come servizio (iPaaS) gestisce attualmente più di 10 milioni di richieste API al mese.

Naturalmente, l’Open Insurance è anche un tema di Open Innovation, concretizzandosi in una modalità attraverso la quale anche un settore estremamente regolamentato e rigido come quello assicurativo può aprire i propri confini ed evolversi.

Per approfondimenti:

Gerardo Di Francesco -Founder & Vice President IIA, Yuri Poletto – Insurance innovation consultant e Fouad Husseini – Founder at The Open Insurance Initiative, Francesco Zaini – G2 Startup, Raffaele Riva – Swiss Re

si confrontano sul tema della Open Insurance, dando una chiave di lettura globale delle opportunità e delle sfide della creazione di un Open Insurance standard.

Global view the road to open insurance
Webinar del 24 luglio 2020 


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