01 • 03 • 2021

Pubblicazione: insurzine.com

febbraio, 2021

Uno sguardo al panorama InsurTech italiano

Qual è lo stato attuale del settore insurtech italiano? Dove sta andando? A queste domande hanno provato a rispondere i partecipanti al webinar “The italian insurance e insurtech scene” andato in onda il 25 febbraio e organizzato dall’Italian Insurtech Association in collaborazione con Insurtech Insights.
A moderare l’evento è stato Merlin Beyts, Senior Producer di Insurtech Insights.

Stefano Bison, Global Head of Business Development & Partnerships presso Generali ha parlato dell’impatto che la pandemia ha avuto sul settore assicurativo e sulla collaborazione tra insurtech e compagnie. “Il settore in generale è stato abbastanza resiliente. È riuscito a supportare i clienti in un contesto difficile e nuovo in diverse occasioni e in vari modi. La pandemia ha messo il turbo ai processi di digitalizzazione delle compagnie. Per quanto riguarda il rapporto con le insurtech sono fiducioso. Le startup in generale possono portare velocità e agilità e non appena la crisi sarà finita sono abbastanza sicuro che ci sarà un incremento in termini di collaborazioni con le insurtech”. Secondo Bison ci sono tre lezioni che il settore insurtech italiano può imparare dagli altri mercati.
“La prima è il coinvolgimento aziendale, la seconda è il coinvolgimento dei governi locali come è successo in Germania e in Svizzera. In Germania la politica ha deciso che Monaco doveva diventare il centro per l’insurtech tedesco. E così è stato. Cassa Depositi e Prestiti sta facendo qualcosa di simile: si veda la recente apertura dell’acceleratore fintech a Milano. La terza lezione è la specializzazione degli hub. Bisogna creare aree in cui ci sia un forte scambio e contaminazione tra aziende, acceleratori, università e startup. Questi 3 elementi sono molto interconnessi tra loro e sono qualcosa che potremmo fare e che abbiamo iniziato a fare dall’anno scorso”.

Alceo Rapagna, Ceo Italy & Global Digital Officer presso Startupbootcamp ha invece illustrato il ruolo degli acceleratori e degli investitori nel 2020. “I venture capital hanno cercato di ripulire il proprio portafoglio e fermato alcuni investimenti. Inoltre c’è stata una massiccia concentrazione di finanziamenti in b2b mentre i business angel sono quelli che hanno sofferto di più i contraccolpi della pandemia. Per quanto riguarda l’Italia, i dati dicono che nel Paese gli investimenti sono stati stabili, intorno ai 600 milioni di euro”. Rapagna ha evidenziato anche quelli che sono i gap strutturali nel mercato insurtech italiano. “Il problema che abbiamo non solo nel mercato insurtech, ma in generale in Italia, è che la maggior parte degli innovatori pensa solo al mercato italiano e non a livello globale. C’è ancora resistenza nell’abbracciare l’open innovation. Molti player non hanno ancora capito che aprirsi a scale up e startup è un modo più veloce per accelerare la loro transizione al digitale”. Secondo Rapagna per incoraggiare gli investimenti insurtech in Italia serve l’istituzione di un ecosistema insurtech di cui dovrebbero far parte l’IIA, la società, i business angel e lo Stato. Servirebbe un unico centro sull’esempio della Silicon Valley”.

Yuri Poletto, socio fondatore dell’IIA ed esperto in Insurance Open Innovation, ha illustrato i dati relativi al mercato insurtech italiano. “Nel 2020 abbiamo visto numerosi investimenti in insurtech da parte di compagnie assicurative italiane. Secondo una ricerca che IIA ha recentemente realizzato con il Politecnico di Milano, circa il 75% delle compagnie assicurative in Italia ha avviato almeno una partnership con insurtech e circa il 19-20% delle compagnie assicurative operanti in Italia ha già investito in società insurtech. Un dato interessante è che le compagnie assicurative italiane investono principalmente in insurtech non italiane o extraeuropee. In termini di domanda, cresce la richiesta da parte dei clienti di offerte insurtech, come la polizza auto da smartphone. Nelle prossime settimane IIA presenterà la mappa delle insurtech operanti in Italia. In questa mappa abbiamo già registrato 43 insurtech che operano in Italia e di queste almeno 6 non sono italiane”.
Poletto ha spiegato anche come l’IIA sostiene l’accelerazione del settore insurtech italiano. “Fondamentalmente in cinque modi: innanzitutto colleghiamo i players, creiamo opportunità per chi sviluppa innovazioni e chi cerca innovazione (es. Insurtech Breakfast), seconda cosa, condividiamo conoscenza e la sviluppiamo. Ad esempio abbiamo recentemente presentato una ricerca fatta da IIA ed EY in collaborazione con SAS sull’impatto dell’innovazione sul modello organizzativo e stiamo ora lanciando un osservatorio assicurativo. Inoltre, noi come IIA, vogliamo essere la voce dell’insurtech, per diffondere il messaggio a tutta la comunità assicurativa italiana. Supportiamo anche innovatori stranieri a venire in Italia, abbiamo già un insurtech straniero nella nostra associazione. E infine abbiamo anche creato una piattaforma di apprendimento, dove offriamo corsi di formazione insurtech”.