Giugno 2023 01 • 06 • 2023 Italian Insurtech Association: tutte le uscite di giugno 2023 A partire dal mese di maggio 2023, Italian Insurtech Association vuole offrire all’intera community una rassegna stampa più ricca e completa, comprensiva non solo degli articoli relativi all’associazione, ma anche di tutte le uscite inerenti il panorama Insurtech, nazionale e internazionale. In questa pagina si trova una rassegna utile a chiunque voglia approfondire e aggiornarsi sul mondo delle assicurazioni digitali e sulle tecnologie messe in campo per compiere l’innovazione. Legenda: 📍gli articoli relativi alle attività di #IIA sono contrassegnati con il simbolo ? 🌍gli articoli di contesto sul mondo #Insurtech sono contrassegnati con il simbolo ? 🌍 01/06 Insurance Daily - Bevilacqua (wefox): "Pronti a crescere" 📍06/06 Insurance Up - Insurtech, i 15 influencer italiani da seguire per restare aggiornati sull'innovazione delle assicurazioni 📍06/06 asefibrokers.com - In arrivo il prossimo 14 giugno la terza edizione dell'Insurtech Day 📍07/06 Insurance Up - Insurtech Day 2023: il 14 giugno a Milano l'evento sulla trasformazione delle assicurazioni 📍 07/06 SimplyBiz - Iia: torna l'insurtech day. Appuntamento il 16 giungo a Milano 📍 07/06 insurzine.com - Insurtech Day 2023, competenze e IA rivoluzionano il mercato assicurativo 🌍 07/06 Insurance Review - Per Wefox una linea di credito da 110 milioni di dollari Finanziamenti da JP Morgan e Barclays per sostenere lo sviluppo dell’insurtech. L’insurtech tedesca wefox si è assicurata una linea di credito di 55 milioni di dollari da JP Morgan e Barclays, oltre a un secondo closing di serie D, sempre da 55 milioni di dollari con una valutazione di 4,5 miliardi di dollari da parte degli investitori già esistenti e di nuovi investitori, tra cui Squarepoint. Il nuovo finanziamento è destinato a rafforzare ulteriormente l’attività assicurativa e distributiva di wefox. 🌍07/06 Insurance Review - La stagione della cyber-insicurezza DOSSIER IL RISCHIO INFORMATICO SI CONFERMA COME UNA DELLE PRINCIPALI MINACCE PER IMPRESE E CITTADINI IN ITALIA, MA A OGGI RISULTANO ANCORA POCO DEFINITE LE ADEGUATE MISURE DI PROTEZIONE. SECONDO GABRIELE FAGGIOLI, PRESIDENTE DEL CLUSIT, È NECESSARIO ACCRESCERE LA CULTURA DIGITALE NEL NOSTRO PAESE, LE COMPETENZE E LA CAPACITÀ DI AGGIORNARE COSTANTEMENTE I SISTEMI DI SICUREZZA AZIENDALE. Il fenomeno del cyber risk si fa sempre più diffuso e pervasivo. E ogni anno si rivela l’occasione buona per aggiornare qualche record negativo. È stato così anche nel 2022, almeno secondo l’ultima edizione dell’ormai tradizionale rapporto curato dal Clusit. Anzi, per usare proprio le stesse parole dell’associazione italiana per la sicurezza informatica, il 2022 è stato “l’anno peggiore di sempre per la cyber security”. Il numero di attacchi informatici di grave entità divenuti di dominio pubblico ha infatti raggiunto lo scorso anno il nuovo massimo storico di 2.489 incidenti in tutto il mondo, dato in crescita del 21% su base annua. Il 44% degli episodi ha avuto una gravità definita elevata, il 36% addirittura critica. “Sono numeri che purtroppo non destano grande sorpresa”, esordisce Gabriele Faggioli , presidente del Clusit. “Il fenomeno del cyber risk, almeno per come analizzato dalla nostra associazione, registra ormai da anni – prosegue – un trend di crescita piuttosto lineare, con tassi di variazione annuale che oscillano fra il 10% e il 20%, certamente dettati anche in parte dallo sviluppo tecnologico della società, che ha allargato la superficie di attacco a disposizione di hacker e criminali del web, nonché dai nuovi obblighi di disclosure imposti alle imprese dalla normativa vigente, cosa che ha consentito di incrementare la trasparenza del mercato e di far emergere episodi che magari in passato, per paura di ripercussioni negative, potevano essere tenuti nascosti”. Il risultato è che negli ultimi cinque anni il numero di attacchi gravi è cresciuto del 60% a livello globale. Peccato però che a questo progressivo aumento non sia corrisposto un adeguato incremento delle misure di sicurezza. E che tutto ciò abbia contribuito ad allargare un gap di protezione che il rapporto del Clusit arriva a definire “cyber-insicurezza”. L’ITALIA NEL MIRINO. Insomma, la situazione non è delle migliori e in Italia sembra essere addirittura peggiore. Il rapporto del Clusit fotografa in poche parole lo scenario della sicurezza informatica del nostro paese: anche l’Italia è ormai del mirino di hacker e criminali informatici. La ricerca, a tal proposito, evidenzia che lo scorso anno si sono verificati nel nostro paese 188 attacchi cyber di grave entità divenuti di pubblico dominio, dato che evidenzia un balzo del 169% su base annua. “Sono numeri che non rispecchiano l’evoluzione del cyber risk a livello globale e che non possono trovare giustificazione nel normale sviluppo del fenomeno”, riflette Faggioli. “L’Italia rappresenta il 2,2% del Pil mondiale, eppure – aggiunge – nel 2022 gli attacchi informatici avvenuti nel nostro paese sono stati pari al 7,6% del totale registrato in tutto il mondo, una percentuale che è del tutto incredibile”. Tutto ciò, a detta di Faggioli, è sintomatico di “un paese che è strutturalmente fragile, che non si è mai dotato di adeguate misure di sicurezza e protezione e che pertanto può diventare, ed è di fatto ormai diventato, un facile bersaglio per criminali del web che, come del resto avviene anche nella vita reale, tendono ad attaccare chi ha uno scarso livello di protezione”. COMPETENZE SCARSE… Alla base di questa situazione c’è anche quella che Faggioli non tarda a definire “una vergogna nazionale”. L’Italia, spiega l’esperto, “ha una scarsissima cultura digitale: secondo il rapporto Desi ( Digital Economy and Society Index , ndr) della Commissione Europea, è terzultima per competenze digitali e ultima assoluta per laureati in discipline Stem”. Per Faggioli, “è una situazione inaccettabile su cui è necessario che tutte le istituzioni intervengano per colmare il gap di competenze e porre le basi per un assetto più adeguato alla minaccia informatica che imprese e privati cittadini si ritrovano oggi ad affrontare”. Anche perché, prosegue, “basterebbe poco per evitare errori grossolani o disattenzioni che possono provocare danni enormi al nostro tessuto sociale e produttivo: un dipendente adeguatamente formato sulla portata del cyber risk, per esempio, potrebbe evitare di cliccare su link malevoli o scaricare allegati arrivati per posta elettronica che poi diffondono un virus sui server aziendali e bloccano le funzionalità informatiche della società per cui lavora”. … E POCHI INVESTIMENTI. A voler trovare del buono in qualsiasi cosa, si può almeno dire che la consapevolezza delle imprese è aumentata parecchio in questi anni. “La sempre più ampia diffusione di notizie di attacchi informatici a società, aziende e istituzioni ha avuto, se non altro, il merito di veicolare la portata del cyber risk alle imprese”, riflette Faggioli. “L’ Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano , di cui sono responsabile scientifico, ci dice che da due anni il cyber risk è al primo posto nell’agenda delle grandi aziende e delle piccole e medie imprese”. Peccato però che solo raramente questa consapevolezza si traduca in investimenti efficaci per la gestione del rischio informatico. “Lo stesso osservatorio – prosegue Faggioli – ha evidenziato che l’Italia ha speso nel 2022 poco meno di due miliardi di euro, pari allo 0,1% del Pil, in sicurezza informatica, mentre in altri paesi del G7 si è arrivati a spendere il doppio in termini di percentuale sul Pil, in alcuni casi addirittura il triplo sempre in termini di percentuale sul Pil: è una differenza enorme, che scava un solco sempre più profondo fra l’Italia e le altre economie avanzate del mondo”. Secondo l’esperto, le maggiori difficoltà risiedono soprattutto nelle piccole e medie imprese, in quell’enorme tessuto di aziende familiari, studi professionali e liberi professionisti che magari fatturato qualche decina di milioni di euro all’anno e che, pertanto, non hanno forse nemmeno le capacità finanziarie per dotarsi autonomamente di un’efficace sistema di sicurezza informatica. “Qualche investimento è stato fatto in questi ultimi anni, ma tanti piccoli investimenti non bastano a creare una rete di protezione diffusa”, osserva Faggioli. “A ciò – prosegue – si aggiunge poi il fatto che non è sufficiente un intervento una tantum per garantire la sicurezza di cui un’azienda oggi ha bisogno: la tecnologia evolve e, con lei, evolve anche il rischio informatico, quindi è fondamentale tenere aggiornati costantemente i propri sistemi di sicurezza”. INSIEME CONTRO IL RISCHIO INFORMATICO. Resta però il fatto che in uno scenario di risorse scarse, come quello che caratterizza il tessuto produttivo in Italia, può risultare difficile dotarsi di un efficace sistema di sicurezza informatica. Ecco allora che per Faggioli la parola d’ordine diventa una sola: aggregazione. “Credo che sia arrivato il momento che le aziende prendano pienamente consapevolezza del rischio e delle risorse necessarie a gestirlo e che, sulla base di questa comprensione, capiscano anche l’importanza di unirsi per poter sfruttare la leva delle economie di scala e garantire in questo modo a tutti la protezione di cui abbiamo bisogno”, afferma. In alternativa (o in aggiunta), Faggioli sottolinea poi la necessità di “affidarsi a grandi player del settore per la gestione dei sistemi informatici aziendali, almeno di quelli che magari non costituiscono il core business dell’impresa: sono grandi operatori di mercato che dispongono già delle risorse necessarie per sfruttare le economie di scala e che vantano competenze adeguate alla portata del rischio che stiamo affrontando”. NELLE MANI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ©. A incentivare la necessità di un intervento che si fa sempre più urgente per garantire la sicurezza informatica di imprese e cittadini, c’è poi l’evoluzione di un fenomeno che sembra andare più veloce della fantasia e dell’immaginazione. Se ne è avuto prova anche di recente. Prima con la pandemia di coronavirus che, con la forte spinta impressa alla digitalizzazione, ha prestato il fianco ad hacker e criminali del web. E poi, più recentemente, con la guerra in Ucraina, che ha reso il dominio digitale un nuovo e, per certi versi, inedito campo di battaglia. Secondo Faggioli, nel prossimo futuro, l’attenzione dovrà essere rivolta soprattutto verso la grande criminalità organizzata. “Già oggi il cosiddetto cybercrime è una delle cause principali di attacchi informatici, e credo che nel futuro lo sarà ancora di più”, afferma. “Il ritorno d’investimento del crimine informatico, considerando anche l’alto livello di impunità che caratterizza in fenomeno, è di gran lunga superiore a molte altre attività criminali: magari in Italia, in un contesto caratterizzato da tante piccole e medie imprese, non sarà possibile portarsi a casa un bottino milionario, però la ricompensa per i criminali del web può essere comunque ingente”. L’OFFERTA ASSICURATIVA CHE VERRÀ. Il rischio zero per imprese e cittadini non potrà mai esistere nel dominio informatico. Ed è qui, secondo Faggioli, che deve inserirsi l’offerta assicurativa. “Ci troviamo un po’ a un momento di passaggio: da un lato, ci sono sempre più aziende che si rivolgono alle imprese del settore per valutare la possibilità di sottoscrivere una polizza assicurativa e, dall’altro, alcune compagnie, almeno sulla base di quello che leggiamo sulla stampa specialistica, hanno preso la decisione di uscire dal mercato”, afferma. Secondo l’esperto, “è una dinamica del tutto comprensibile: la minaccia informatica è un rischio ancora relativamente nuovo, su cui non ci sono forse ancora abbastanza dati e informazioni per delineare in sicurezza tutti i termini di una polizza, quindi non mi sorprende che alcune compagnie abbiano deciso di lasciare almeno momentaneamente questo mercato”. Molto, a detta di Faggioli, dipenderà anche dalle capacità del cliente di misurare e gestire il rischio all’interno della propria azienda. “È inevitabile trovarsi di fronte a polizze piene di esclusioni o dal costo esorbitante se prima non si è fatto nulla per gestire autonomamente il rischio”, osserva. “Ci vorrà magari ancora del tempo, ma sono sicuro – conclude – che in futuro ci sarà spazio per un mercato di questo genere e per soluzioni adeguate alle richieste dei clienti”. 🌍 08/06 Il Sole 24 Ore - UnipolSai, nell'auto arriva la rivoluzione della polizza a consumo 📍 08/06 economyup.it - A che punto è la trasformazione digitale delle assicurazioni? 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L’esperto Zavaglia: “Occorre incentivare le strategie di mitigazione e gestione del rischio”. “L’agricoltore, spesso, considera il premio assicurativo come una semplice tassa. Grazie a una copertura assicurativa contro gli eventi climatici avversi, versando una somma di denaro adeguata si riesce a proteggere un capitale molto più grande. Bisogna intervenire anche a livello istituzionale, incentivando delle strategie di mitigazione e gestione del rischio”. A dirlo Saverio Zavaglia, specialista nella gestione del rischio assicurativo finanziario, intervistato dal Quotidiano di Sicilia. Negli ultimi anni, sempre con maggior frequenza, si assiste all’intensificarsi di cambiamenti climatici, eventi atmosferici estremi ed imprevedibili che hanno messo e stanno mettendo a dura prova il mondo dell’agricoltura. L’aumento di fenomeni di violenta intensità e concentrati, molto spesso, in aree abbastanza circoscritte viene aggravata da fattori quali: lo sfruttamento del territorio, la cementificazione e lo sviluppo incontrollato delle aree urbane, l’abbandono delle aree montane, la scarsa o nulla manutenzione dei versanti, degli alvei di fiumi e torrenti. “I danni economici causati dai cambiamenti climatici cresceranno dell’8% entro il 2050”- si legge nello studio ‘Next level for Insurance SME segment: climate change & physical risks’ realizzato da Crif, e dall’Italian Insurtech Association -. In particolare, lo studio evidenzia che in Italia un’impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali avversi. Il principale motivo di questo elevato livello di rischio è che il territorio nazionale è caratterizzato da un’alta esposizione a fenomeni naturali, tra cui terremoti, inondazioni e frane, a cui si sommano i rischi derivanti da fenomeni legati alle alte temperature che caratterizzano ampie parti della penisola, quali la siccità, lo stress idrico e le ondate di calore. Il tessuto economico italiano, essendo caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese, spesso mono-sede, per lo più con centrate in distretti industriali localizzati in specifiche zone geografiche, presenta un elevato tasso di vulnerabilità ai rischi naturali. L’agricoltura è tra i settori maggiormente esposti al rischio di eventi naturali estremi. Nel 2022 le perdite perla filiera agricola a causa degli effetti del ‘Climate Change’ ammontavano a sei miliardi di euro. La rischiosità dell’impatto economico di questi fenomeni è aggravato dal fatto che l’Italia, rispetto alla media dei principali Paesi europei, è fortemente sotto assicurata. Oggi, solo il 10% degli agricoltori italiani ha una polizza assicurativa per un valore dei beni di sette miliardi di euro, circa l’equivalente delle perdite dello scorso anno. Ad aggravare la situazione, l’Italian Insurtech Association ha registrato un raddoppio della crescita dei premi assicurativi rispetto al 2019, che potrebbero arrivare al +25% nel 2025. Considerando l’importanza strategica del settore agricolo per l’economia italiana, diventa chiara la necessità di promuovere la partnership tra il mondo agricolo e quello assicurativo per mitigare i rischi e proteggere la filiera. “Un’efficace gestione dei rischi riveste un’importanza fondamentale, infatti è necessario garantire un mix di strumenti adeguato nonché di interventi per aiutare gli agricoltori ad affrontare i rischi che incontrano più sovente – ha sottolineato Zavaglia -. Da notare anche l’esistenza di forti scompensi tra le aziende dell’Italia settentrionale che sono più propense ad assicurarsi rispetto a quelle del centro e del meridione; differenze che potrebbero essere dovute a una maggiore diffusione di cultura del rischio al nord e al fatto che le imprese siano più esposte agli eventi climatici estremi”. Nello studio del Crif si analizza il rischio delle ondate di calore previste tra il 2040-2049, in cui la forte influenza del riscaldamento globale risulterà più omogenea tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po. A causa delle ondate di calore, il 7% delle aziende presenti su tutto il territorio nazionale potrebbe subire perdite, con un picco del 55% se si considera solamente il Sud Italia. Da un punto di vista settoriale, invece, agricoltura, commercio e logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti. Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati. Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%. Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l’8% al 2050. “Le conoscenze degli italiani in ambito assicurativo sono ridotte – ha stigmatizzato l’esperto -. Il risultato è che solo una piccola parte dei danni da calamità naturali vengono trasferiti all’industria assicurativa. La maggior parte rimane a carico dell’intervento pubblico. Le imprese assicurative possono vantare una grande disponibilità di informazioni e dati riguardo ai fenomeni climatici, tutto ciò rappresenta un’opportunità per le aziende che, affidandosi a chi ha una conoscenza specifica del settore assicurativo, possono essere aiutate a quantificare, in maniera precisa, l ‘impatto degli eventi idrometeorologici sulle loro attività economiche”. L’Italia è fortemente sotto assicurata rispetto alla media degli altri Paesi. In Germania, ad esempio, il 70% de gli agricoltori è attualmente assicurato almeno contro i danni da grandine, mentre negli USA l’applicazione di tecnologie digitali permette agli agricoltori di monitorare in tempo reale eventuali rischi ambientali per i propri raccolti. “Sicuramente le imprese di assicurazione devono rafforzare la fiducia del consumatore nel sistema assicurativo – ha concluso Saverio Zavaglia -. Per fare ciò servono sforzi educativi ad opera delle istituzioni pubbliche in collaborazione con le compagnie assicurative, intermediari e banche, che potrebbero aumentare il livello di alfabetizzazione assicurati va”. Intanto, il Governo non sta a guardare. Infatti, ha stabilito che le aziende che hanno subito danni per il maltempo dovranno comunicare le richieste per gli aiuti al Fondo mutualistico nazionale Agri-Cat, così come da decreto del ministero dell’Agricoltura del 5 aprile scorso, che ha approvato il regolamento del Fondo per la copertura dei danni da catastrofi meteoclimatiche alle produzioni agricole, come alluvioni, gelo o brina e siccità. 📍 20/06 TuttoIntermediari.it - Italian Insurtech Association: i contenuti della quarta edizione del 'Manifesto' 📍21/06 qds.it - Agricoltura ed eventi climatici estremi, solo un'azienda italiana su dieci è assicurata 🌍21/06 Milano Finanza - Normanni, aquile & elefanti 🌍 21/06 Italia Oggi - Intesa Sp con Regalgrid sostiene le pmi nel green 📍 21/06 dealflower.it - Startup insurtech: la ricetta di IIA per far ripartire il mercato italiano 🌍 21/06 Insurance Daily - Acb, verso il futuro con ottimismo 🌍 22/06 Milano Finanza - Non solo la riforma di Solvency II: Ivass siedea 80 tavoli di lavoro internazionali 🌍 22/06 Daily Net - Banca Agricola Popolare di Ragusa accelera sul digitale con l'insurtech YOLO 🌍23/06 Italia Oggi - Nel 2023 beni e servizi oltre quota 660 mld € 🌍 24/06 Il Sole 24 Ore - Nel perimetro Reale il broker digitale 📍 26/06 asefibrokers.com - Milano, mercoledì 5 luglio: Insurtech Day e presentazione ricerca sulla trasformazione digitale dei player assicurativi 📍 26/06 newinsurance.it - Il futuro dell'assicurazione auto, tra insurtech e mobilità condivisa 🌍27/06 Libero - Pochi si assicurano perché le polizze sono incomprensibili 🌍 27/06 Conquiste del Lavoro - Fintech & Insurtech, l'innovazione nel ramo finanziario è un "Premio" 📍28/06 startupitalia.eu - Perché l'insurtech fa fatica in Italia? I numeri che fotografano l'ecosistema. Brandimarte (IIA): «Bisogna rendere più cool il settore» 🌍 27/06 Insurance Daily - Cyber risk, una minaccia dinamica cui non siamo preparati 🌍 30/06 Milano Finanza - Italiana Assicurazioni compra Plurima da Digital Magicse Cdp Venture 📍 29/06 forbes.it - Insurtech: in Italia trend positivo per le assicurazioni online 📍 29/06 startupmagazine.it - Le potenzialità future dell'Insurtech in Italia 📍30/06 TuttoIntermediari.it - Insurtech Day: mercoledì prossimo 5 luglio la terza edizione